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Argos

versión On-line ISSN 1853-6379

Argos vol.36 no.1 Ciudad Autónoma de Buenos Aires jul. 2013

 

ARTÍCULOS

Triunviri agris dividendis: una leggenda virgiliana

 

Fabio Stok

Università di Roma Tor Vergata

fabio.stok@uniroma2.it

 


Resumen

El episodio de la expropiación de las tierras al que se refiere Virgilio en las Bucólicas ha sido una de las cuestiones más debatidas en la historia bimilenaria de la exégesis virgiliana. En el marco de esta cuestión ha tenido particular fortuna la noticia según la cual, en la gestión de las expropiaciones habría intervenido una comisión de triumviri agris dividendis conformada por Alfeno Varo, Asinio Polión y Cornelio Galo. La discusión ha puesto en tela de juicio, con diferentes conclusiones, la verosimilitud histórica de la noticia. Reexamino aquí la discusión desde una perspectiva distinta, la de la historia de la exégesis virgiliana. En esta reconstrucción voy a privilegiar los testimonios datables, en el intento de delinear la evolución de la exégesis, para examinar recién en un segundo momento la escoliástica no serviana, en la cual resulta más difícil discernir los diversos estratos de la sedimentación exegética.

Palabras clave. Escoliástica virgiliana; Virgilio; Triunviri agris dividendis.

Abstract

The land confiscations adressed by Virgil's Eclogues have been widely discussed in the bimillennial history of Virgilian studies. In this respect, it has often been argued that a committee of triumviri agris dividendis, consisting of Alfenus Varus, Asinius Pollio, and Cornelius Gallus, was charged with the distribution of the lands. Different arguments have been brought against the historical reliability of this account. In this article I reexamine the topic from the point of view of the history of Virgilian exegesis. The reconstruction I propose will focus on datable records, in order to show the evolution of exegesis; later I will focus on non-Servian scholarship, where the different stages of exegesis are more difficult to distinguish.

Keywords. Virgilian scholarship; Virgil; Triunviri agris dividendis.


 

La vicenda della requisizione delle terre di cui parla Virgilio nelle Bucoliche è stata una delle questioni più dibattute nella bimillenaria storia dell'esegesi virgiliana. Particolare fortuna, nell'ambito della questione, ha avuto la notizia per cui avrebbe operato, nella gestione della requisizioni, una commissione di triumviri agris dividendis formata da Alfeno Varo, Asinio Pollione e Cornelio Gallo. Il dibattito ha interessato, con conclusioni diverse, la verosimiglianza storica della notizia. Riesamino qui la questione in una prospettiva diversa, quella della storia dell'esegesi virgiliana. Privilegerò, in questa ricostruzione, le testimonianze databili, nell'intento di delineare l'evoluzione dell'esegesi, esaminando solo in un secondo momento la scoliastica non-serviana, nella quale è più difficile discernere i diversi strati della sedimentazione esegetica.

1. Prima di Svetonio

Il genere bucolico, caratterizzato dalla presenza di fittizi personaggi pastorali, è permeabile ad approcci di tipo allegorico e biografico. Questa tendenza, già presente nel modello teocriteo, appare più marcata nelle Bucoliche virgiliane e diventò poi centrale nello sviluppo postvirgiliano del genere1. L'identificazione più antica di cui abbiamo notizia riguarda il puer di Ecl. 4, rivendicata da Asinio Gallo, figlio di Asinio Pollione2, ma assai presto il lavoro di identificazione riguardò principalmente lo stesso Virgilio, instaurando un circuito creativo fra esegesi e biografia3. L'identificazione con Tityrus (suggerita dallo stesso autore, che a Ecl. 6. 4 si fa apostrofare da Apollo con questo nome4) è testimoniata nel I sec. da Calpurnio Siculo5 (4. 162-1646) e da Marziale (8. 55. 7-8)7, quella con Menalca da Quintiliano (Inst. 8. 6. 46-47, in riferimento a Ecl. 9. 7-11). Ambedue le identificazioni enfatizzano il ruolo di Virgilio quale vittima delle confische che si verificarono nel 41 a.C. e negli anni successivi8.

Se il riferimento di Quintiliano è cursorio, proposto come esempio di allegoria, le riprese di Calpurnio e di Marziale sono di notevole interesse per le convergenze che evidenziano, probabilmente sintomatiche delle notizie sulla biografia di Virgilio che circolavano nel I secolo. In Calpurnio Ecl. 4 Corydon, chiaramente rappresentativo dell'autore9, si rivolge a Meliboeus chiedendogli di far conoscere i propri carmina a un dio e di farlo uscire dalla povertà: Vellit nam saepius aurem / invida Paupertas et dicit: "ovilia cura!" / At tu, si qua tamen non aspernanda putabis, / fer, Meliboee, dei mea carmina: nam tibi fas est / sacra Palatini penetralia visere Phoebi (vv. 155-159). Il deus dovrebbe essere Nerone, erede del deus Augusto della prima egloga virgiliana, fondatore del tempio di Apollo sul Palatino, e Corydon / Calpurnio ha il ruolo di Tityrus / Virgilio. Nella virgiliana Ecl. 1, tuttavia, Tityrus è munificato dal deus senza l'intervento di un mediatore, quale qui è Meliboeus; Calpurnio, diversamente, fa riferimento al viaggio romano di Tityrus immaginando un suo accompagnatore che lo avrebbe introdotto presso Ottaviano: tu mihi talis eris, qualis qui dulce sonantem / Tityron e silvis dominam deduxit in urbem / ostenditque deos (vv. 160-162). Il personaggio di Meliboeus è stato identificato, in relazione a Corydon / Calpurnio, per lo più in Seneca10 (ma anche in Calpurnio Pisone11), ma esso ha ovviamente anche una proiezione nella vicenda virgiliana: ma non in Asinio Pollione, come vorrebbe la cronologia delle Bucoliche12, bensì in Mecenate13, che la cultura del I sec. conosce come protettore di Virgilio e quindi mediatore fra il poeta stesso ed Augusto. Troviamo delineato il rapporto Virgilio / Mecenate in termini analoghi nella Laus Pisonis14, dove l'autore (forse lo stesso Calpurnio15) si rivolge a Pisone ricordandogli che Virgilio forsitan illius nemoris latuisset in umbra, / quod canit, et sterili tantum cantasset avena / ignotus populis, si Maecenate careret (vv. 233-235); e poco oltre delinea la propria condizione in termini che evocano l'immagine vulgata dell'umile origine di Virgilio, nos humilis domus, at sincera parentum / et tenuis fortuna sua caligine celat (vv. 254- 255). La stessa immagine è presupposta da Calpurnio, come abbiamo visto, nel presentare Corydon / Virgilio quale vittima di Paupertas.

L'enfasi sulla povertà di Virgilio, a cui avrebbe posto rimedio Mecenate, non lascia molto spazio alla vicenda della requisizione, del tutto assente nel rifacimento bucolico di Calpurnio in quanto non funzionale alla dichiarata equivalenza fra vita pastorale e povertà. L'intervento di Meliboeus / Mecenate libera Virgilio insieme dalla povertà e dalla vita bucolica, come evidenzia l'annuncio delle opere successive alle Bucoliche, proposto da Calpurnio in termini che riecheggiano l'epitafio virgiliano: "spreto", dixit, "ovili / Tityre, rura prius, sed post cantabimus arma..." (vv. 162-163). Un quadro analogo emerge da Marziale 8. 5516, che pure fa riferimento alla perdita delle terre patita da Tityrus / Virgilio: iugera perdiderat miserae vicina Cremonae / flebat et abductas Tityrus aeger oves: / risit Tuscus eques paupertatemque malignam / reppulit et celeri iussit abire fuga (vv. 7-10). Il Tuscus eques, cioè Mecenate, non restituisce a Virgilio gli iugera, come nella tradizione successiva, ma munifica il poeta, come in Calpurnio, facendolo sfuggire alla paupertas17.

La centralità assegnata da Marziale a Mecenate oscura, come del resto già in Calpurnio, lo specifico contesto encomiastico delle Bucoliche, nel quale il ruolo più rilevante è quello di Asinio Pollione (mentre Mecenate, nell'opera,è del tutto assente). L'anacronismo è anche più evidente nell'identificazione dell'Alexis di Ecl. 2 in un puer donato a Virgilio da Mecenate: Accipe divitias et vatum maximus esto, / tu licet et nostrum, dixit, Alexin ames (vv. 11-12, parole del Tuscus eques al poeta). La donazione, di cui Marziale descrive il contesto conviviale (vv. 13-16), induce Virgilio a passare dalle Bucoliche alla composizione delle opere successive, in termini che riecheggiano ancora puntualmente Calpurnio (anche se Marziale, alla triade delle opere canoniche, aggiunge qui anche il Culex): excidit attonito pinguis Galatea poetae / Thestylis et rubras messibus usta genas: / protinus Italiam concepit et arma virumque, / qui modo vix Culicem fleverat ore rudi (vv. 17-20).

La scena conviviale della donazione di Alexis a Virgilio è proposta anche da Servio ad ecl. 2. 1, dove però il proprietario dello schiavo nonè Mecenate bensì, in modo più aderente alla cronologia, Asinio Pollione: ALEXIM dicunt Alexandrum, qui fuit servus Asinii Pollionis, quem Vergilius, rogatus ad prandium, cum vidisset in ministerio omnium pulcherrimum, dilexit eumque dono accepit. Si è ipotizzato che Marziale trovasse nell'esegesi la notizia ripresa da Servio e che l'abbia deliberatamente modificata, sostituendo Pollione con Mecenate18, ma sembra più verosimile che nel I sec. circolasse una variante dell'aneddoto in cui il ruolo di donatore era assegnato a Mecenate.È sintomatica, in questo senso, l'insistenza con cui Marziale fa riferimento alla vicenda, presentandola ripetutamente come esempio di munus offerto ad un poeta (5. 16. 12; 6. 68. 6; 8. 63; 8. 73. 10) e facendo di Mecenate, anche in un altro epigramma, l'interlocutore diretto di Ecl. 2: Maecenati, Maro cum cantaret Alexin (7. 29. 7)19.

La vicenda della requisizione, in conclusione, nel I sec. sembra oscurata dall'immagine di un Virgilio pauper, e la biografia di Virgilio rappresentata, più in generale, sotto l'egida del mecenatismo, celebrato come condizione-modello del lavoro poetico e del suo successo. Ha probabilmente origine in questo contesto la vulgata biografica che vuole Virgilio nato parentibus modicis (VSD 120; cf. anche la Vita Probiana21: tenui facultate nutritus). La notizia per cui il padre di Virgilio, initio mercennarium, si sarebbe poi arricchito sposando la figlia del proprio datore di lavoro (VSD 1), risente probabilmente dell'esigenza di raccordare la tradizionale immagine di un Virgilio di umili origini con la pur relativa ricchezza presupposta dall'esser stato vittima delle requisizioni.

2. Svetonio

L'anacronismo di Marziale su Alexis / Mecenate è rettificato da Svetonio nella biografia di Virgilio inclusa nel suo De viris illustribus, dove Alexis è donato al poeta non più da Mecenate, bensì da Asinio Pollione: maxime dilexit Cebetem et Alexandrum, quem secunda Bucolicorum ecloga Alexim appellat, donatum sibi ad Asinio Pollione (VSD 9). L'identificazione trova riscontro nella citata esegesi testimoniata da Servio, dalla quale potrebbe dipendere Svetonio (meno probabile, ma non del tutto da escludersi, la possibilità che lo stesso Svetonio abbia rettificato l'aneddoto originariamente riferito a Mecenate).

Sull'esegesi delle Bucoliche è chiaramente basata la trattazione che Svetonio propone per la requisizione delle terre, cfr. VSD 19-2022:

Ad Bucolica transiit, maxime ut Asinium Pollionem, Alfenum Varum et Cornelium Gallum celebraret, quia in distributione agrorum, qui post Philippensem victoriam veteranis triumvirorum iussu trans Padum dividebantur, indemnem se praestitissent. [20] Deinde Georgica in honorem Maecenatis <scripsit>, qui sibi mediocriter adhuc noto opem tulisset adversus veterani cuiusdam violentiam, a quo in altercatione litis agrariae paulum afuit quin occideretur.

Il riferimento alla battaglia di Filippi evidenzia l'informazione storica di Svetonio, che anche nella biografia di Augusto fa riferimento alle requisizioni ed ha notizia delle controversie provocate dalle operazioni di confisca, gestite da Ottaviano a nome dei triumviri (Aug. 13. 3). La ricostruzione della vicenda virgiliana è basata su un'interpretazione "cronologica" delle Bucoliche: il privilegio goduto da Virgilio ad opera dei tre personaggi citati è quello narrato da Tityrus nella prima egloga ed i tre personaggi sono dichiaratamente quelli celebrati nelle Bucoliche; la successiva violenza patita dal veterano è quella a cui allude Moeris nell'egloga 9, nisi me quacumque novas incidere lites / ante sinistra cava monuisset ab ilice cornix, / nec tuus hic Moeris nec viveret ipse Menalcas (vv. 13-15: cfr. l'altercatio litis agrariae nel testo svetoniano). L'intervento di Mecenate, nella ricostruzione svetoniana, si collocherebbe dopo la composizione delle Bucoliche, preludendo a quella delle Georgiche. Non è chiaro se opem tulisset implichi la restituzione delle terre confiscate, oppure un risarcimento, sulla linea che abbiamo visto adottata da Calpurnio e da Marziale.

Nel disegno della Vita Svetonio distingue cronologicamente la fase della composizione delle Bucoliche, nella quale Virgilio è in relazione con i tre personaggi citati nell'opera, e quella successiva, nella quale il rapporto privilegiato è quello con Mecenate. Nell'attribuire senz'altro a quest'ultimo il secondo "salvataggio" goduto da Virgilio, senza fare riferimento ad Augusto, Svetonio teneva probabilmente conto della centralità che abbiamo visto assegnata a Mecenate nella vicenda virgiliana dalla cultura del I sec. Egli non sembra tener conto dell'identificazione con Ottaviano del deus di Ecl. 123, presupposta invece da Calpurnio: ma ciò non è sorprendente se si considera che egli addotta un'interpretazione "cronologica", per la quale la vicenda di Ecl. 1 è precedente a quella di Ecl. 9; e nella vicenda più antica l'intervento di Ottaviano doveva apparire ovviamente problematico.

3. Donato

La biografia svetoniana venne recuperata nel IV sec. da Elio Donato, che la collocò in testa al proprio commento virgiliano, prima della Praefatio alle Bucoliche. Se nella Vita egli si limitò a trascrivere la citata versione di Svetonio, nella Praefatio Donato propone una propria versione della vicenda delle requisizioni, cf. VSD 60-63:

An ideo potius Bucolica scripsit, ut in eiusmodi poemate quod et paulo liberius et magis varium quam cetera est, facultatem haberet captandae Caesaris indulgentiae repetendique agri, quem amiserat ob hanc causam: [61] occiso in curia die Iduum Martiarum C. Caesare, cum Augustum Caesarem paene puerum sibi veterani non abnuente senatu ducem constituissent, exorto civili bello Cremonenses cum ceteris eiusdem studii adversarios Augusti Caesari adiuverunt. [62] Unde factum est, ut cum victor Augustus in eorum agros veteranos deduci iussisset, non sufficiente agro Cremonensium Mantuani quoque, in quibus erat etiam poeta Vergilius, maximam partem finium suorum perdidissent, eo quod vicini Cremonensibus fuerant. [63] Sed Vergilius merito carminum fretus et amicitia quorundam potentium centurioni Arrio cum obsistere ausus esset, ille statim, ut miles, ad gladium manum admovit, cumque se in fugam proripuisset poeta, non prius finis persequendi fuit, quam se in fluvium Vergilius coniecisset atque ita in alteram ripam enatavisset. Sed postea, et per Maecenatem et per triumviros agris dividendis Varum, Pollionem et Cornelium Gallum fama carminum commendatus Augusto, et agros recepit, et deinceps imperatoris familiari amore perfruitus est.

La funzione encomiastica delle Bucoliche, che Svetonio riferiva ai tre personaggi storici citati nell'opera, è trasferita da Donato senz'altro ad Augusto, a cui Virgilio si sarebbe rivolto per riavere le terre confiscate. La contestualizzazione storica fa riferimento non alla battaglia di Filippi, come nella versione svetoniana, ma alla precedente uccisione di Cesare, a cui è fatta seguire una guerra civile di cui Donato non precisa i contendenti (vedremo oltre le conseguenze di questa genericità nella versione di Servio).

Nel complesso Donato appare più attento di Svetonio all'esegesi delle Bucoliche, circostanza che appare facilmente spiegabile se si considera che egli fu commentatore di Virgilio. Dall'esegesi di Ecl. 9 deriva il riferimento a Cremona e alla dinamica che avrebbe portato ad estendere le confische al territorio di Mantova. Dall'esegesi deriva anche il particolare per cui Virgilio si sarebbe salvato gettandosi nel Mincio: esso presuppone l'interpretazione allegorica di Ecl. 3. 94- 95, parcite oves, nimium procedere: non bene ripae / creditur; ipse aries etiam nunc vellera siccat, così commentato da Servio: post acceptos agros ab Arrio centurione paene est interremptus, nisi se parecipitasser in fluvium (ad l.).

Ma al di là di queste inserzioni, la modifica più rilevante che Donato introduce, rispetto alla versione svetoniana, è l'eliminazione dell'impianto cronologico adottato da Svetonio: del salvataggio delle terre di Virgilio, quello garantito da Pollione, Varo e Cornelio Gallo, nella versione di Donato resta la fiducia di Virgilio nell'amicizia quorundam potentium, che lo induce a resistere alla violenza del centurione. Viene così a cadere la successione cronologica Ecl. 1 / 9 avvalorata da una parte dell'esegesi ed accolta da Svetonio. L'operazione sembra funzionale al ruolo assegnato da Donato ad Augusto: la sua identificazione con il deus di Ecl. 1 porta Donato a postulare un unico intervento riparatore, quello operato appunto da Augusto. Un intervento consistente nella restituzione a Virgilio delle terre confiscate (agros recepit), laddove Svetonio si era espresso in forma più generica (opem tulisset). Le stesse Bucoliche sarebbero finalizzate, per Donato, a conquistare il favore di Cesare e a recuperare i campi (captandae Caesaris indulgentiae repetendique agri).

I tre personaggi che nella versione di Svetonio erano protagonisti della prima fase della vicenda, nella versione donatiana sono recuperati, ma intervengono nella fase conclusiva, nel ruolo di triumviri agris dividendis, affiancati a Mecenate nel ruolo di mediatori fra il poeta ed Augusto.

4. Servio

La trattazione donatiana è riformulata da Servio nella propria Praefatio alle Bucoliche24 (sono marcate le parti prive di riscontro nel testo donatiano):

Et causa scribendorum bucolicorum haec est: cum post occisum Iduum Maiarum die in senatu Caesarem, Augustus eius filius contra percussores patris et Antonium civilia bella movisset, victoria potitus Cremonensium agros, qui contra eum senserant, militibus suis dedit. Qui cum non sufficerent, etiam Mantuanorum iussit distribui, non propter culpam, sed propter vicinitatem, unde est Mantua etc. (9.28). Perdito ergo agro Vergilius Romam venit et potentium favore meruit, ut agrum suum solus reciperet. Ad quem accipiendum profectus, ab Arrio centurione, qui eum tenebat, paene est interemptus, nisi se praecipitasset in Mincium, unde est allegoricos ipse aries etc. (3.95). Postea ab Augusto missis tribus viris et ipsi integer ager est redditus et Mantuanis pro parte. Hinc est, quod cum in prima egloga legimus eum recepisse agrum, postea eum querelantem invenimus ut audieras etc. (9. 11).

Donato, come abbiamo visto, parlava genericamente di un bellum civile successivo all'uccisione di Cesare. Servio precisa che si trattava della guerra contra percussores patris et Antonium: potrebbe trattarsi di una sorta di conflazione fra la guerra contro i Cesaricidi che si conclude a Filippi e la precedente guerra di Modena, che nella serie delle guerre civili che Servio elenca ad Ecl. 4. 13 è combattuta da Augusto contra Antonium. Ma più probabilmente Servio si riferisce, anacronisticamente, alla guerra civile del 31 a.C., in quanto anche in altri scoli egli mette in relazione la vicenda virgiliana con quel conflitto: ad Ecl. 3. 96 interpreta le parole di Damoetas omnis in fonte lavabo (v. 97) nel senso allegorico di purgabo omnes apud Caesarem, cum de Actiaco proelio reversus fuerit (circostanza segnalata anche negli scoli ad Ecl. 9. 11 e 9. 67); Ecl. 3. 74, animo non spernis, detto da Menalca, è interpretato ad l. come intenzione di Virgilio di seguire Augustum contra Antonium ad Actiaca bella properantem25.

La Praefatio serviana appare più aderente di quella di Donato all'esegesi del testo virgiliano, come evidenziano le citazioni che Servio inserisce e, soprattutto, il ripristino della cronologia Ecl. 1 / 9 che era stata adottata da Svetonio ma che Donato, come abbiamo visto, aveva eliminato. Per Servio Virgilio è vittima di due successive confische, quella narrata da Ecl. 1, a cui pone riparo il viaggio di Tityrus a Roma; e quella operata da Arrio, narrata da Ecl. 9. Servio conserva, però, la trasposizione dell'operato dei tres viri alla fase finale della vicenda, nella quale è fatto intervenire anche Augusto (esce invece di scena, in questa versione, Mecenate)26. La frase finale del brano, Hinc est etc., sembra costituire una rivalsa nei confronti di Donato, che aveva contraddetto la cronologia Ecl. 1 / 9.

Integrazioni della narrazione proposta nella Preafatio sono rilevabili nel commento e nella Vita Vergili premessa al commento all'Eneide. Nel commento Servio parla di un secondo viaggio di Virgilio a Roma, quello deducibile dall'assenza di Menalca in Ecl. 9: Vergilius postquam paene occisus est ab Arrio centurione, Romam revertens, mandavit procuratoribus suis ut tuerentur agros, con la precisazione che il procurator è Moeris (ad Ecl. 9. 1). Notizie sul primo viaggio sono fornite dalla Vita27:

Ortis bellis civilibus inter Antonium et Augustum, Augustus victor Cremonensium agros, quia pro Antonio senserant, dedit militibus suis. Qui cum non sufficerent, his additis agros Mantuanos, sublatos non propter civium culpam, sed propter vicinitatem, unde ipse in Bucolicis Mantua vae etc. Amissis ergo agros Romam venit et usus patrocinio Pollionis et Maecenatis solus agrum quem amiserat meruit. Tunc ei proprosuit Pollio ut carmen bucolicum scriberet.

Nella Praefatio il viaggio di Ecl. 1 a Roma era mirato a conquistare un generico favor potentium; qui Servio precisa trattarsi di Mecenate e Pollione, con la precisazione che le Bucoliche sarebbero state scritte per ringraziare quest'ultimo. La notazione sembra presupporre una presa di distanza di Servio dalla notizia di Donato sui triumviri agris dividendis. Nella Praefatio egli assegna ai tres viri (non adotta, credo deliberatamente, la formulazione donatiana) un ruolo nella fase finale della vicenda; nella Vita enfatizza il ruolo di Pollione all'epoca della composizione delle Bucoliche.

La presa di posizione di Servio rispetto a Donato trova conferma nel commento. Lo scolio ad Ecl. 2. 1 assegna al solo Pollione la responsabilità della requisizione delle terre: eo tempore Transpadanam Italiae partem tenebat et agris praeerat dividendis. Gli scoli in cui il Servio Danielino tratta del ruolo di Alfeno Varo e Cornelio Gallo (che esamino oltre) sono evidentemente scartati da Servio. Nessun cenno sul loro coinvolgimento nella vicenda leggiamo negli scoli che Servio dedica ai due personaggi: ad Ecl. 6. 16 presenta Varo come condiscepolo di Virgilio presso Sirone; ad Ecl. 9. 28 egli appare elusivo sul ruolo di Varo nella vicenda di Cremona / Mantova, limitandosi a parafrasare si nobis Mantua fuerit reddita, faciam ut te celebrent omnes poetae; in ad Ecl. 6. 6 Servio registra la protezione esercitata da Varo su Virgilio, per quem Vergilius meruerat plurima, ma lo identifica anche il Varo di Teutoburgo, hic autem Varus Germanos vicerat et exinde maximam fuerat et gloriam et pecuniam consecutus (sembra aver selezionato questa notizia per spiegare la ragione per cui Virgilio si rivolge a lui nelle Bucoliche). Per quel che riguarda Cornelio Gallo, Servio ad Ecl. 10. 1 si dilunga sulla sua vicenda poetico-erotica, senza accenni ad un suo ruolo nelle vicende della Transpadana.

Più in generale il commento appare coerente con la ricostruzione di Praefatio e Vita, con una certa prudenza nel ricorso ad interpretazioni allegoriche, giustificate dallo stesso Servio, in linea generale poco propenso all'esegesi allegorica28, proprio in relazione alla vicenda biografica: ex aliqua agrorum perditorum necessitate descendunt (ad Ecl. 3. 20).

5. Altre versioni tardoantiche

Le altre biografie tardoantiche sono, per la tematica in esame, dipendenti da Servio e/o da Donato. La Vita Vergili di Foca, di dibattuta datazione29, ricalca palesemente la Praefatio donatiana30, già nel presentare la vicenda come causa delle Bucoliche (v. 67: Musa refer quae causa fuit componere libros). Come Donato (e diversamente da Svetonio) Foca riduce ad un unico episodio l'espropriazione patita da Virgilio, cf. vv. 105-107: iam Maro pulsus erat: set viribus obvius ibat / fretus amicorum clipeo, cum paene nefando / ense perit, risolto dall'intervento dei potenti amici presso Ottaviano, cf. vv. 110-111: non tulit rabiem doctissima turba potentium. / Itur ad auctorem rerum. Appare palese la ripresa del testo donatiano, merito carminum fretus et amicitia quorundam potentium (VSD 63), presupposto dal seguito della narrazione di Foca, nella quale i potentes si rivolgono ad Ottaviano ed ottengono da lui la restituzione del campo, cf. vv. 114: Caesaris huic placido nutu repetuntur agelli, e 116: praedia dat Caesar (VSD 60 repetendique agri; VSD 63 agros recepit). Come Donato, anche Foca colloca la composizione delle Bucoliche all'indomani della restituzione dei campi operata da Augusto. Egli indica però in Pollione il dedicatario principale dell'opera: hoc carmine consul / Pollio laudatur (vv. 118-119). In precedenza Foca aveva citato l'amicizia di Virgilio con i tres viri donatiani, con l'aggiunta di Mecenate: proceresque suos tibi iunxit [scil. Roma] amicos: / Pollio Maecenas Varus Cornelius ardent (vv. 88-89).

Nella Vita Probiana la sezione relativa al problema in esame è testualmente corrotta31, ma quel che si legge deriva per lo più da Servio (in belli civilis tempora incidit, quod Augustus adversus Antonium gessit) e dalla Praefatio di Donato32, che il compilatore modifica eliminando la qualifica di triumviri agris dividendis ed attribuendo a Mecenate l'introduzione di Virgilio presso Augusto, ma non il contributo nella restituzione delle terre (chiaramente in considerazione del fatto che Mecenate non è citato nelle Bucoliche): postea restitutus beneficio Alpheni Vari Asinii Pollionis et Cornelii Galli, quibus in Bucolicis adulatur, deinde per gratiam Maecenatis in amicitiam Caesaris ductus est. Non trova riscontro nelle fonti utilizzate il riferimento alla guerra di Modena, post Mutinensem bellum, introdotto con ogni probabilità per chiarire il riferimento di Servio al bellum fra Antonio ed Ottaviano33.

Ad un diverso compilatore è da attribuirsi la Praefatio del commento pseudoprobiano alle Bucoliche34, che da una parte (come Servio) colloca la vicenda virgiliana dopo la battaglia di Azio, dall'altra (come Donato) propone in modo esplicito un'interpretazione non-cronologica delle Bucoliche. Ma la vicenda della confisca resta duplice: dapprima i campi di Virgilio assegnati a 60 veterani, ma il poeta li riottiene dopo esser stato introdotto presso Augusto da Cornelio Gallo (insinuatus Augusto per Cornelium Gallum condiscipulum suum promeruit, ut agros suos reciperet); ma in seguito è quasi ucciso a Milieno Torone primipilari, in riferimento a Ecl. 9.14-16. Il condiscepolato Virgilio / Gallo appare connesso all'esegesi che identifica Gallo nel Meliboeus di Ecl. 1, qui admiretur quod Vergilius solus agros retinuerit (p. 329, 4-5 H.). La stessa esegesi è in Scholia Bernensia Ecl. 1 praef. (p. 79 H.).

La cosiddetta Vita Philargyriana I è in larga parte una trascrizione di VDS. Il compilatore, rendendosi conto della doppia trattazione di VSD 19-20 (Svetonio) e 60-63 (Donato), sposta la seconda nella collocazione della prima ma la abbrevia e la integra con spezzoni tratti da Servio. La frase d'esordio della sezione, scripsitque Bucolica rogatu consulum quorundarum, per quos in sedes suas et in agros rediit35, sembra attribuire la qualifica di consules ai triumviri agris dividendis di Donato, qualifica che il compilatore poco oltre omette. Anche il compilatore della Vita Philargyriana II, nella sintetica ripresa di VSD 63-64, omette la qualifica di triumviri sostituendola con il più generico principes (in laudem Caesaris et principum ceterorum per quos agri redditi sunt, Asinii etc.36). Di qualche interesse è il successivo argumentum Bucolicorum, nel quale il compilatore corregge l'errore di matrice serviana sul bellum civile (indicando come belligeranti Tiberius Caesar Iulius et Antonius contra Cassium Brutum) ed attribuisce al solo Pollione la restituzione della terra a Virgilio (Virgilii ager ademptus est, quem Asinius Pollio iubente Caesare restituit, in cuius honorem Bucolica scripsit)37.

Forse tardoantica è anche la Vita Bernensis I38, che lega la restituzione delle terre confiscate al condiscepolato di Virgilio ed Augusto presso Epidio, appellandosi all'esegesi di Ecl. 1. 639.

Le biografie medievali propongono per lo più variazioni sulla base di Servio, talora identificando esplicitamente il bellum fra Augusto ed Antonio con quello del 31-30 a.C.: così Anselmo di Laon, nella Vita premessa al suo commento alle Bucoliche: Antonio et Cleopatra devictis cum satellites suos remunerare disponeret Augustus, agros Cremonensium impertitus est, sed hi non sufficerent etc.40; e, con ulteriori complicazioni narrative, la Vita Monacensis I, che colloca anch'essa la vicenda dopo Azio, victor Caesar Romam redit et statim misit Cornelium Gallum vero Appinum et Asinnium Pollionem milites suos, ut hereditatem Antonii et amicorum eius, hoc est Cremonam civitatem, suis militibus dividerent; et quia non sufficerent etc.41, dove Appinum sarà corruzione di Alphenum e l'indicazione dei tre personaggi derivata probabilmente dalla notizia donatiana dei triumviri agris dividendis.

6. Il Servio Danielino

È tutt'ora corrente, anche se in una versione più prudente di quella che si era affermata nel secolo scorso, l'idea che le aggiunte del cosiddetto Servio Danielino (d'ora in poi: SD) derivino dal perduto commento di Elio Donato42. Per quel che riguarda il problema in esame, questa ipotesi è sostenibile solo se si precisa che quello di Donato era un commento variorum, recepiva cioè posizioni esegetiche di commenti più antichi, non necessariamente condivise dallo stesso Donato. L'esegesi ricostruibile dagli scoli danielini ad Ecl. 9 (per Ecl. 1 SD è perduto43, ma alcuni spezzoni di questa esegesi sono confluiti negli Scholia Bernensia) delineano infatti un'interpretazione diversa da quella che abbiamo trovato formulata da Donato nella sua Praefatio alle Bucoliche44.È un'interpretazione che mostra una conoscenza più dettagliata della vicenda storica, in particolare della posizione filoantoniana di Asinio Pollione e dei difficili rapporti che egli ebbe con Ottaviano nei mesi della guerra di Perugia: stanziato nel 42 in Transpadana, nel corso del conflitto Asinio Pollione si spostò verso l'Adriatico (App. Bell. civ. 5. 33), trattando con Domizio Enobarbo a favore di Antonio (Vell. 2. 76. 2). La crisi fra Antonio ed Ottaviano rientrò nel corso del 40, consentendo a Pollione di assumere la carica di console, alla quale era stato destinato dagli accordi presi dai triumviri a Bologna prima della battaglia di Filippi. Lo stesso Pollione svolse un ruolo rilevante nell'accordo fra Ottaviano ed Antonio stipulato a Brindisi nel mese di settembre e si trasferì nell'anno successivo in Illiria45, per la campagna militare a cui fa riferimento Virgilio ad Ecl. 846.

Mentre Servio si limita a segnalare che Pollione Transpadanam Italiae partem tenebat et agris praeerat dividendis (ad Ecl. 1. 1), SD è al corrente dell'allontanamento di Pollione dalla Transpadana e fornisce anche la notizia, non altrimenti testimoniata, per cui il suo posto sarebbe stato assunto, su incarico di Ottaviano, da Alfeno Varo: fugatoque Asinio Pollione ab Augusto Alfenum Varum legatum substitutum, qui Transpadanam provinciae et agris dividendis praeesset (ad Ecl. 6. 64); sane blanditur Alfeno Varo, qui Pollione fugato legatus Transpadanis praepositus est ad Augusto (ad Ecl. 9. 27). Di Alfeno Varo, attivo a Roma quale giureconsulto già negli anni '40 e '50, sappiamo solo che nel 39 fu consul suffectus (forse occasione della composizione di Ecl. 647). Non è chiaro se la sua presenza in Transpadana quale successore di Pollione abbia qualche fondamento o sia stata desunta da Ecl. 9. 27-29, ed avvalorata dall'origine cremonese del personaggio.

Dal passo virgiliano potrebbe esser stata facilmente desunta anche l'idea che il cremonese Alfeno Varo avesse motivi di ostilità nei confronti di Mantova. La versione più circostanziata della vicenda è fornita dagli Scholia Bernensia ad Ecl. 8. 6: Huic [scil. Asinio Pollione] post victum Antonium aput Perusiam successor datus est Alfenus Varus, qui iratus Mantuanis agros eorum parti Cremonensium iunxit. Causa autem iracundiae haec fuit. Octavius Musa enim, civis Mantuanus idemque magistratus, cum tributum ab Augusto fuisset indictum, pecora Vari capta pignori tam diu in foro clausa tenuit -nam Varus possessor Mantuanus erat- donec inedia morerentur, unde molestiam Mantuanis super amittendis agris intulit Varus (p. 145 H.). Una diversa versione del ruolo di Octavius Musa è fornita da SD ad Ecl. 9.7, che (senza fare riferimento a Varo) lo qualifica come limitator ab Augusto datus, che avrebbe esteso la quantità di terreno da requisire perché offensus a Mantuanis, quod pecora eius in agro publico aliquando clausissent. Le due versioni, come si vede, si contraddicono nell'identificazione della provenienza di Octavius, Mantovano per i Bernensia, nemico dei Mantovani per SD. Lo scoliasta Bernese ed SD sono invece concordi nell'affermare che Varo avrebbe escluso dalla confisca il podere virgiliano: curavit ne ager, qui Virgilio restitutus fuerat, a veteranis auferretur (SD); Vergilio tamen pepercit, quoniam condiscipulus eius fuerat (schol.Bern.). Il condiscepolato dovrebbe essere quello presso la scuola epicurea di Sirone di cui parla Servio ad Ecl. 6. 13, ma la notizia è dubbia, in considerazione della differenza di età dei due personaggi (Alfeno era di una decina d'anni più anziano), per cui non è da escludersi una sovrapposizione con Quintilio Varo, anche lui cremonese, la cui frequentazione epicurea assieme a Virgilio è testimoniata dal papiro Herc. Paris. 248.

Oltre ad Alfeno Varo, SD e Scholia Bernensia assegnano un ruolo nella vicenda anche a Cornelio Gallo, anche in questo caso senza riscontro in fonti storiografiche. SD ad Ecl. 6. 64 afferma che Gallo praepositus fuit ad exigendas pecunias ab his municipiis, quorum agri in Transpadana regione non dividebantur. SD ad Ecl. 9. 10 accenna ad un Cornelius, verosimilmente Cornelio Gallo49, che sarebbe entrato in contrasto con Alfeno Varo schierandosi in difesa dei Mantovani: alii dicunt Vergilium ostendere voluisse, quod Mantuanis per iniquitatem Alfeni Vari, qui agros divisit, praeter palustria nihil relictum sit, sicut ex oratione Cornelii in Alfenum ostenditur etc. Certamente l'antica esegesi non era unanime sulla ricostruzione per cui Cornelio Gallo avrebbe avuto una funzione ufficiale nella vicenda delle confische. Anche a prescindere dalla posizione di Servio, va ricordata la citata esegesi che ne fa un Mantovano condiscepolo di Virgilio e la praefatio degli Scholia Bernensia ad Ecl. 9, che per la vicenda delle confische appare aderente all'esegesi di SD, ma che colloca Gallo non in Transpadana, con Pollione e Varo, ma a Roma, dove introduce Virgilio presso Ottaviano: quidam dicunt primitus agros ab Pollione Virgilio redditos. Postquam autem Varus successit Pollione, adempti sunt. Hinc Romam pergit et Cornelius atque Macer illi consilium dant, et sub horum persona hanc eglogam texit (p. 157)50.

7. Conclusioni

Dalla ricostruzione proposta emerge come la notizia donatiana per cui Asinio Pollione, Alfeno Varo e Cornelio Gallo avrebbero ricoperto la carica di triumviri agris dividensis non trovi riscontro nell'esegesi più antica testimoniata da SD, e non sia stata neppure condivisa dall'esegesi successiva (è lasciata cadere da Servio e, si direbbe, anche da Foca). L'ipotesi più verosimile, in questo quadro, è che essa sia stata elaborata da Donato sulla base della sua interpretazione non-cronologica di Ecl. 1 e 9, che lo portava a prendere le distanze dall'esegesi precedente. L'idea che i tre personaggi avrebbero operato in favore di Virgilio è già presente, come abbiamo visto, in Svetonio, e chiaramente dedotta dalla loro presenza nelle Bucoliche. L'esegesi testimoniata da SD collocava in momenti diversi gli interventi filovirgiliani di Asinio Pollione e di Alfeno Varo e Cornelio Gallo, postulando diverse fasi nella vicenda delle requisizioni. Donato, diversamente, riteneva che Virgilio fosse stato vittima di un'unica espropriazione, e postulava di conseguenza che ad essa avrebbero posto rimedio i tre personaggi congiuntamente. Questo presupposto lo portò a postulare un'iniziativa collegiale dei tre personaggi, esplicitata dall'idea che essi ricoprissero la carica di triumviri agris dividendis. La denominazione è quella di una carica ben testimoniata nella tradizione romana, in particolare per le operazioni connesse alla riforma agraria dell'epoca dei Gracchi (cf. Velleio Patercolo 2. 2. 3; Floro 2. 2. 6), ma non c'è nessun indizio che essa sia stata ripristinata all'epoca delle requisizioni del 41 a.C. Essa deve esser sembrata idonea a Donato (o ad una sua fonte) per definire l'autorità che i tre personaggi dovevano avere, per poter intervenire a favore di Virgilio. Resta peraltro il sospetto che l'idea possa esser stata influenzata dall'affermazione di Svetonio per cui le confische erano state effettuate triumvirorum iussu, in riferimento ovviamente al triumvirato di Antonio, Lepido ed Ottaviano.

La critica non ha accordato eccessivo credito alla notizia donatiana. Fra i suoi pochi estimatori va ricordato Bayet51, non casualmente anche lui sostenitore, come Donato, di un interpretazione non-cronologica delle Bucoliche. In linea generale gli studiosi si dividono fra quanti sospettano dell'intera documentazione addotta dall'esegesi52 e quanti ritengono invece storicamente plausibile la ricostruzione desumibile da SD53. Anche questi ultimi non accreditano la notizia donatiana sui triumviri, accogliendo la ricostruzione "cronologica" per cui Asinio Pollione sarebbe stato sotituito, a capo della Transpadana, da Alfeno Varo54 (Della Corte salvava la notizia, con qualche forzatura, osservando che "tuttavia le sorti del podere di V. furono -in qualche modo- via via nelle mani di Pollione, di Alfeno Varo e di Cornelio Gallo"55).

Nonostante le diffuse riserve, l'idea che i personaggi in questione abbiano ricoperto la carica di triumvir agris dividendis resta frequentemente citata (forse perché, come notava Veyne, il termine conferisce alla vicenda delle confische "un son authentique"56), anche negli studi su Asinio Pollione57 e su Alfeno Varo58. Per quel che riguarda Cornelio Gallo, pur senza escludere la carica di triumvir, si dà generalmente credito alla qualifica di praepositus ad exigendas pecunias attestata da SD59. L'indizio che Büchner riteneva più solido, per dimostrare il coinvolgimento di Gallo nella vicenda delle confische, era la notizia di SD sull'orazione che Cornelius avrebbe pronunciato contro Alfeno Varo60; ma non andrebbe forse scartata l'ipotesi avanzata a suo tempo da Diehl, che il frammento possa derivare da una declamazione61.

Kroll ipotizzò che la notizia dell'orazione fosse pervenuta all'esegesi da Asconio Pediano62, ma difficilmente Svetonio, che aveva Asconio Pediano fra le sue fonti principali63, l'avrebbe ignorata. Lo stesso Svetonio, come abbiamo visto, per la vicenda delle requisizioni si basa sulle notizie desumibili dalle Bucoliche64 e sembra ignorare l'esegesi testimoniata da SD, volta a raccordare l'esegesi allegorica delle Bucoliche con la documentazione storica relativa ad Asinio Pollione. Sembra probabile, di conseguenza, che questa ricostruzione della vicenda delle requisizioni si sia consolidata nel corso del II secolo, cheè quello a cui risale in larga parte la tradizione esegetica virgiliana.

Notas

1 Cfr. KORENJAK (2003).

2 Così Asconio Pediano, fr. 7 Mazz. ap. Serv. Dan. ad Ecl. 4. 11; Servio ad Ecl. 4. 11 preferisce identificare il puer nel fratello minore Asinio Saloninus. Meno seria (cf. LANGHOLF 1990: 354) doveva essere un'altra autoidentificazione, quella del grammatico Remmio Palemone con il Palaemon di Ecl. 3 (cf. KASTER 1995: 327-328).

3 Cf. STARR (1995: 133); VEYNE (1980: 234).

4 Sui limiti di questa "identificazione" e sui modelli callimacheo e teocriteo del passo cf. CUCCHIARELLI (2012: 325-327).

5 Presuppongo la datazione tradizionale di Calpurnio Siculo all'età neroniana, nonostante le prese di posizione di BALDWIN (1995) e altri.

6 SCHMIDT (1972: 122), per l'identificazione di Tityrus in Virgilio, segnala anche 4. 60-70, dove Tityrus è definito vates sacer (v. 65); l'identificazione è trasparente al v. 163, dove Calpurnio fa riferimento alle successive opere virgiliane: rura prius, sed post cantabimus arma.

7 Poco giustificati i dubbi di MAYER (1983: 18), per il quale non ci sarebbero indizi di un'interpretazione autobiografica di Ecl. 1 prima di Svetonio.

8 Solo un'allusione alle confische è in Catal. 8, dove Virgilio, nella villula di Sirone,è immaginato in ansia per il padre, con un riferimento a Mantova e Cremona (v. 6) che riecheggia Ecl. 9. 28 (cf. PEIRANO 2012: 106).

9 LANGHOLF (1990: 357); MAGNELLI (2004: 116).

10 Cf. VERDIÈRE (1977).

11 Cf. CIZEK (1972: 372-373).

12 Come osserva KÜPPERS (1989: 41).

13 Cf. SCHMIDT (1972: 122); KORENJAK (2003: 72).

14 Prima attestazione dell'idea stessa di "mecenatismo": cf. BELLANDI (1995: 84-85).

15 Sulla questione cfr. la rassegna di DI BRAZZANO (2004: 47-85).

16 Una "poétisation de la vie de Virgile", come l'ha definita VALLAT (2008: 284).

17 BENNETT (1951: 88-89) cerca di spiegare le ragioni della mancata restituzione.

18 BENNETT (1951: 89 e n.).

19 Presuppone con ogni probabilità Mecenate anche la ripresa dell'aneddoto in Giovenale 7. 69-70, si Vergilio puer et tolerabile deesset / hospitium.

20 VSD = Vita Svetoniana-Donatiana. Qui e oltre cito dall'ed. BRUGNOLI-STOK (1997: 17-56) (la paragrafazione è quella usuale ed è comprensiva della Praefatio di Donato alle Bucoliche).

21 Testo in BRUGNOLI-STOK (1997: 197-200).

22 Il passo è considerato unanimemente svetoniano, non interpolato di Donato, cf. PARATORE (2007: 169) e BAYER (2002: 195-96).

23 L'identificazione, registrata regolarmente dall'esegesi (cfr. Servio ad ecl. 1. 42), è forse presupposta già da Seneca, Epist. 73. 10. Essa è generalmente accolta anche dalla critica moderna (cf. CUCCHIARELLI 2012: 154-155); pensa a Lucio Antonio GREEN (1996: 227-232); a Pollione CAIRNS (2008).

24 Un confronto complessivo fra le due prefazioni è proposto da MONNO (2006). Cf. anche HOLTZ (2011: 210-212). Il testo della Praefatio serviana è quello pubblicato da THILO (1887: 2-3).

25 ZETZEL (1984: 141) segnala anche, a conferma della noncuranza di Servio per la cronologia storica, ad Ecl. 6. 11, dove il commentatore afferma che la sesta egloga era stata recitata alla presenza di Cicerone.

26 Da notare che il primo risarcimento è goduto dal solus Virgilio, mentre la successiva restituzione ordinata da Augusto interessa pro parte anche i Mantovani. Quest'ultima notizia sembra dedotta da 3. 97, omnes lavabo (cf. lo scolio serviano ad l.).

27 Testo in BRUGNOLI-STOK (1997: 151-152).

28 Cf. STARR (1995: 129).

29 Generalmente fine IV-inizio V: cf. BRUGNOLI (1983: VI). Una datazione al III sec. è stata proposta da MAZHUGA (2003), ma essa è esclusa dalla dipendenza da Donato che segnalo oltre.

30 Cf. BRUGNOLI (1983: 26).

31 Cf. LEHNUS (1982: 201-03).

32 Cf. DEUFERT (2009: 130-32); la dipendenza era stata in precedenza negata da HURKA (2004: 181-84).

33 Come ha chiarito DEUFERT (2009: 132-33).

34 Testo in HAGEN (1902: 324-29).

35 BRUGNOLI-STOK (1997: 179).

36 BRUGNOLI-STOK (1997: 191).

37 Cf. BRUGNOLI-STOK (1997: 192).

38 Cf. BRUGNOLI-STOK (2006: 62).

39 Cf. BRUGNOLI-STOK (1997: 205-06).

40 Cf. BAYER (1970: 260-62), sotto il titolo Expositio Monacensis II: l'identificazione con l'accessus di Anselmo è in BROWN (1988: 82).

41 BRUGNOLI-STOK (1997: 227).

42 Status quaestionis in VALLAT (2012: 90-92).

43 Discussa la sopravvivenza medievale di parti perdute del commento di Donato. Di recente DZINO (2011) ha ipotizzato che da esso possa esser derivata la descrizione dell'assedio di Salona ad opera di Pollione che si legge nella Historia Salonitana di Thomas Archidiaconus di Spalato nel sec. XII.

44 Anche nella ricostruzione della dinamica dei fatti sottesi ad Ecl. 9: diversamente da Servio, per il quale Virgilio sarebbe stato espropriato da un centuriano di nome Arrio e costretto a gettarsi nel Mincio (cf. sopra) in SD ad Ecl. 9. 1, il centurione si chiama Clodius e Virgilio si rifugia in una taberna carbonaria.

45 Cf. ZECCHINI (1982: 1275-1276).

46 BOWERSOCK (1971) ipotizzò che il dedicatario di Ecl. 8 fosse Ottaviano, e non Asinio Pollione, ma cf. la definitiva confutazione di questa tesi in FARRELL (1991).

47 Cf. CUCCHIARELLI (2012: 329).

48 Cf. GIGANTE (2004: 85-86).

49 Anche se è l'unica occorrenza del corpus serviano in cui il personaggio è citato come Cornelius e non come Gallus.

50 La presenza di Emilio Macro è un tratto caratterizzante degli Scholia Bernensia, che in Ecl. 5 identificano nel personaggio il Mopsus che dialoga con Menalca (pp. 113-14 H.); in Ecl. 9 Lycidas sarebbe Gallo, Moeris Virgilio vel amicus eius aequalis vel Aemilius Macer.

51 BAYET (1928).

52 Cf. DIEHL (1911: 56); SYME (1937: 40 n.); BOWERSOCK (1971: 75); WINTERBOTTOM (1976: 57); ZETZEL (1984: 139-140).

53 Cf. per es. BÜCHNER (1963: 44-45); WILKINSON (1966).

54 Cf. per es. BENNETT (1951: 87): "ill-assorted trio"; PAVAN (1984: 92); CALZOLARI (1999: 74).

55 DELLA CORTE (1991: 50-51).

56 VEYNE (1980: 239 n.).

57 Cf. ANDRÉ (1949: 20); ZECCHINI (1982: 1274); DZINO (2011: 160). Diversamente SYME (1938: 39 n.).

58 LIEBS (2011).

59 Cf. WINNICZUK (1959-1960: 128-129); MANZONI (1995: 19-21).

60 BÜCHNER (1963: 44). Il frammento è generalmente considerato autentico: cf. MANZONI (1995: 23-24); BALBO (2004: 28-35).

61 DIEHL (1911: 57).

62 KROLL (1909: 52).

63 Cf. STOK (2010: 109).

64 Come ha osservato HORSFALL (1995: 12): "Suet. had the text, biographical exegesis of details, and little else".

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Fecha de recepción: 31-03-2013
Fecha de aceptación: 31-03-2013

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